giovedì 28 aprile 2011

Dichiarazione d’amore

Un anno senza di te… non mi sembra vero. Eppure è trascorso quasi un anno dal quel 16 agosto 2005, l’ultimo giorno che ci siamo visti. Ti ho pensato spesso, con rammarico, amarezza, e tanta, tanta nostalgia. Il ricordo che serbo nelle profondità del mio essere è vivo e pulsante, e anche oggi, mi manchi terribilmente.
Ricordo che mi perdevo contemplando la tua bellezza e non mi stancavo mai di trovare qualcosa di nuovo ogni giorno, che accresceva la mia passione per te. Mi manca il tuo odore… mi piaceva respirarti, a lungo, a fondo, ad occhi chiusi, dall’alba al crepuscolo, senza averne mai abbastanza.
Affacciata sui ponti, in attesa dei tuoi tramonti acquerellati, per le antiche strade, in cima alle colline, adoravo essere cullata fra le tue braccia. Mi hai rapito poco a poco, lusingandomi, ma quando il possesso reciproco è stato totale, il tempo è scaduto, ho dovuto lasciarti, col cuore in frantumi. Non so se ti rivedrò mai più, ma sappi, Firenze mia, che t’ho amato e t’amerò per sempre.
© 2006-2013 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati

mercoledì 27 aprile 2011

Lucca delle meraviglie

Quel  giorno decisi che avrei preso il primo treno in partenza per una qualsiasi località toscana, che non superasse le 2 ore di viaggio. Mi recai a S.Maria Novella e alzando gli occhi sul tabellone, osservai che il primo treno utile era quello per Lucca. Chiesi conferma allo sportello e l’addetta mi segnalò che mancavano circa 10 minuti alla partenza. Prenotai anche il ritorno e saltai sul treno che in in un’ora e mezza mi condusse a Lucca.
Le alte mura rosse che delimitavano la città per oltre quattro chilometri serbavano un tesoro che non avrei dimenticato...
Alberi imponenti mi diedero il benvenuto insieme a un tiepido sole settembrino. Passeggiai senza fretta nel parco cominciando a scattare qualche foto. Superate le mura, tra scorci suggestivi, raggiunsi il centro monumentale che mi lasciò senza fiato: da piazza Napoleone (nota come piazza Grande), raggiunsi piazza San Martino, con il Duomo imponente e marmoreo in stile romanico.
Ovunque spiccavano locandine e cartelli dedicati a Giacomo Puccini, di cui ricorreva il 150° anniversario dalla nascita.
Mi addentrai nel centro storico, giungendo a Piazza S.Michele con la chiesa di S.Michele in Foro, uno degli esempi più fulgidi di architettura pisano-lucchese.
 
Un’occhiata alle boutique di via Fillungo e una sosta davanti alla chiesa di San Frediano, caratterizzata da una facciata con loggetta, sormontata da un bel mosaico bizantineggiante.
La piazza del Mercato, meglio conosciuta come piazza Anfiteatro, stupefacente per via dell’originale planimetria di forma ellittica (impossibile da fotografare interamente!), fu aperta nel 1830 nell’area dell’Anfiteatro romano.


Per concludere la mia escursione in bellezza, non potevo mancare l’ascensione alla torre Guinigi.  Alta 45 metri, sorgeva in una stradina stretta e buia ed è rinomata per il suo piccolo giardino pensile e i cinque lecci che si slanciano verso il cielo.

Salii senza indugio 25 rampe di scale, per complessivi 225 gradini, ma ne valse la pena, la vista sulla città era sensazionale!

Se al mattino mi ero appassionata, al pomeriggio mi ero innamorata…  
A malincuore tornai in stazione per rientrare a Firenze, in sei ore avevo cercato di visitare i luoghi e i monumenti più rappresentativi, ma Lucca meritava qualche giorno, non ore… promisi a me stessa che sarei tornata.
Un itinerario simile a quello descritto, indubbiamente più completo,  è disponibile cliccando qui

© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati

martedì 26 aprile 2011

Folon, tra sogno e poesia


Vorrei  condividere con voi una delle mostre più belle visitate a Firenze e ambientata in buona parte en plein air. Autore l'artista belga Jean Michel Folon (1934-2005) tornato a Firenze nel 2005 con la più grande e importante mostra antologica mai realizzata in Italia. Circa trecento le opere esposte nelle sedi più prestigiose e significative della città: la Sala d'Arme di Palazzo Vecchio e Forte di Belvedere. La sua prima mostra nel capoluogo toscano risale al 1995, quando espose al Museo Marino Marini un consistente numero di opere.
Il rapporto di Folon con Firenze e la Toscana iniziò negli anni Cinquanta quando appena ventenne girava per la regione in autostop.
Il cuore della mostra al Forte, ideata dallo stesso artista, fu costituito dalle sculture, volte alla luce, all'aria, allo spazio. L’idea della rassegna era quella di sottolineare il dialogo fra uomo e ambiente, bellezza e natura, arte e fantasia. Folon affermava che "Toutes mes sculptures regardent le ciel, c'est une façon de mettre le ciel dans la sculpture". E le ciel,  è il cielo di Forte Belvedere.
Il giorno che salii al Forte, era celeste, di quella sfumatura acquerellata, cerulea,  che sarebbe piaciuta a Lui. Le foto che scattai non rendono giustizia alla bellezza delle opere e alla superba scenografia naturale. Fu una grande emozione trascorrere un'intera giornata fra arte, sogno e poesia. Un giorno indimenticabile, quel 10 giugno del 2005...
 
Negli ampi spazi esterni del Forte furono collocate una quarantina di sculture in bronzo, pietra e marmo, di grandi dimensioni.
Rimasi incantata ammirando le grandi figure surreali che si stagliavano contro il cielo, immerse nella città adagiata in basso. 

Fra le sculture già note a livello internazionale: OiseauxTotem, l’Homme volant , l’imponente Allés des Pensées, un insieme di ben 14 sculture a grandezza naturale, le grandi fontane come La Peche miraculeuse e Fil du Temps. Altre opere come  Evasion, Le Temps, L’Envol, la Fontaine des Poissons, furono realizzate da Folon proprio per la mostra, da lui pensata come "L'exposition plus importante da ma vie!"
  
 
 
 
Nelle dieci sale della palazzina di Forte Belvedere fu creato un suggestivo percorso con i soggetti preferiti da Folon, rappresentati dai sculture, acquerelli, installazione di sculture in bronzo, ceramiche, arazzi. In una saletta venne proiettato un interessante filmato dedicato all'artista.
La Sala d'Arme di Palazzo Vecchio ospitava invece una selezione di circa trenta acquerelli tra i più importanti del suo percorso artistico, alcune sculture e un omaggio a Federico Fellini, conosciuto nel 1975 sul set del film Casanova. La visitai nel pomeriggio, quando a malincuore lasciai il Forte Belvedere...

Folon donò alla città di Firenze le fontane La Pluie e L’homme de la paix (collocata alla Fortezza da Basso), il bronzo Le Chemin (ubicata presso la sala arrivi dell’aeroporto).
L'artista morì un mese dopo la fine della mostra, il 20 ottobre 2005, ma la sua magia è ancora viva.
Visitate la Fondation Folon o meglio, recatevi personalmente, si trova a 20 minuti da Bruxelles, presso il Castello de La Hulpe 
Ecco i link sulle mostre di Lucca e Firenze:
10 maggio-22 giugno 2003

Jean Michel Folon a Firenze, Forte di Belvedere e Sala d'Arme di Palazzo Vecchio
12 maggio - 18 settembre 2005


© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati

martedì 19 aprile 2011

San Frediano in Cestello


Quel giorno di settembre del 2008 fu caldo e soleggiato.
I colori del cielo limpido m’invitarono a scendere dal bus e rientrare a piedi.

Il sole era tramontato, lasciando nel cielo pennellate di colore incredibili che si specchiavano sulle acque dell’Arno. Incrociavo spesso questa chiesa, ma era la prima volta che la “vedevo” grazie a quella luce irreale. Mi soffermai per scattare un paio di foto, ripromettendomi di tornare a visitarla.


La chiesa di San Frediano in Cestello con la sua cupola domina tutto il quartiere Oltrarno, chiamato anche Diladdarno, che identifica l’area di Firenze situata sulla sponda sinistra dell’Arno. Fu costruita al posto del monastero di Santa Maria degli Angeli, fondato nel 1450 per le suore carmelitane di clausura. Acquisito circa due secoli dopo dai monaci cistercensi, prese il nome di "Cestello Nuovo", cioè chiesa cistercense nuova. Il nome della chiesa fu nuovamente cambiato alla fine del Settecento in “San Frediano in Cestello”.

Amai subito l'Oltrarno, la Firenze al di là del fiume,  fin dal mio primo viaggio del 2004. Mi conquistò con la sua aria antica, le sue botteghe e i rioni come S.Spirito e San Frediano.



Vasco Pratolini vi ambientò uno dei suoi più celebri romanzi “Le ragazze di Sanfrediano”, di seguito l’incipit:

Il rione di Sanfrediano è "al di là d'Arno", è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall'alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l'Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la curva dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v'è di perfetto, in una civiltà diventata essa stessa natura, l'immobilità terribile ed affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Ma non tutto è oro ciò che riluce.[…]

© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati
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