lunedì 20 giugno 2011

Il Palazzo di Bianca, fra storia e mistero

Ero stanca ma decisa a ritrovare quel Palazzo cinquecentesco che aveva attirato la mia attenzione qualche giorno o qualche anno prima… mentre proseguivo nella ricerca, pensai che forse lo avevo solo immaginato. Ricordavo distintamente la facciata a grottesche [1]  e la zona, nei pressi di Palazzo Pitti.
Da Piazza Pitti imboccai una serie di viuzze finché non giunsi in via Maggio, l’antica “Via Maggiore” una delle più belle vie del quartiere d’Oltrarno, finché m’imbattei nell’edificio agognato… FINALMENTE! Osservai la splendida facciata dal marciapiede opposto e dopo alcuni istanti attraversai per leggere meglio la targa con l’iscrizione:
“Palazzo di Bianca Cappello
sulle case già del Corbinelli
XVI secolo”
Il Palazzo, al civico 26, presentava un portale imponente e quattro finestre circolari in cima ai tre piani, simili a oblò. Scattai alcune foto e subito dopo gettai un’occhiata alla guida tascabile di Firenze per controllare se ci fossero informazioni riguardanti il Palazzo, ma non trovai nulla. Avrei recuperato su Internet ogni dettaglio una volta rientrata al residence, sentivo che dietro c’era una storia d’amore, ma non solo…
Scoprii che due persone innamorate erano morte inspiegabilmente e dopo cinque secoli, la loro scomparsa era ancora avvolta dal mistero.

Bianca Cappello (Venezia, 1548 – Poggio a Caiano, 20 ottobre 1587), apparteneva a una nobile famiglia veneziana e fu la donna più bella e odiata che fece parte della dinastia de’ Medici. Sposa infelice di Pietro Bonaventuri che per sedurla si era spacciato per il rampollo di una potente famiglia fiorentina, la istigò a fuggire e andarono a Firenze, dove Bianca conobbe il granduca di Toscana Francesco I de’ Medici 
Divenne la sua amante e lui decise di donarle un palazzo. Ma non un palazzo qualsiasi… incaricò Bernardo Buontalenti della costruzione di un edificio per Bianca, che fosse vicino alla sua residenza di Palazzo Pitti. Fu edificato sui resti di una costruzione del Quattrocento e occorsero quattro anni di lavoro, dal 1570 al 1574, per portarlo a termine. In principio la facciata non era decorata con le grottesche bianche che si vedono oggi, esse furono realizzate da Bernardino Poccetti nel 1579, quando Bianca donò il palazzo all’ospedale di Santa Maria Nuova, dato che si era trasferita nelle stanze di Palazzo Pitti.
Nel frattempo il marito di Bianca fu assassinato in circostanze misteriose nel 1572. Anche la moglie del granduca, Giovanna d’Austria, morì e i due amanti convolarono segretamente a nozze nel 1578, nonostante l’aperto dissenso della famiglia Medici che non nascose mai la propria ostilità nei loro confronti.
Il granduca richiese ancora una volta al Buontalenti di creare un nido d’amore, fuori città.  La costruzione di Villa Pratolino a Vaglia, con l’annesso parco delle meraviglie, più che un nido era una reggia: fontane con zampilli che emettevano particolari sonorità, grotte, cascatelle, ponti e laghetti che scendevano dai due lati meridionali del parco, finanche un monumentale gruppo statuario detto dell’Appennino, su disegno del Gianbologna
Il figlio della coppia, Antonio, non fu mai accettato come erede ufficiale del Granducato anche per via del lignaggio molto controverso. Si vociferava fosse stato adottato e Bianca avesse simulato una gravidanza pur di concedere il primo erede maschio a Francesco. Bianca e Francesco morirono in circostanze sospette nella villa medicea di Poggio a Caiano, la notte tra il 19 e il 20 ottobre 1587, a distanza di poche ore l'uno dall'altra. Due le teorie: una misteriosa febbre (malaria?) o un avvelenamento ordito dal cardinale Ferdinando, fratello del granduca. La salma di Francesco fu sepolta nelle Cappelle Medicee, mentre a Bianca, morta ad appena 39 anni, non furono riservati gli onori cui avrebbe avuto diritto una granduchessa. Il cardinale, spogliatosi dell’abito talare, successe a Francesco diventando granduca col nome di Ferdinando I;  ad Antonio, suo nipote, accordò una rendita annuale a condizione di rinunciare al titolo e a ogni pretesa circa l’eredità.
Il palazzo, famoso per esser stato lo scenario di una delle più chiacchierate storie d'amore del Rinascimento, oggi appartiene al Comune di Firenze, che l’ha adibito quale sede dell'archivio e dei laboratori di conservazione e restauro dei libri del Gabinetto Vieusseux.
Da qualche anno un’equipe di studiosi sta cercando di chiarire le circostanze in cui morirono Bianca e Francesco. Nel 2005 Donatella Lippi, professoressa di Storia della medicina all’università di Firenze, scoprì i resti di due corpi nella chiesa di Santa Maria a Bonistallo, a Poggio a Caiano, dove i due erano morti.  Nel 2006 l’esame tossicologico, confermò la presenza d’arsenico, ciò rafforzerebbe la teoria dell’omicidio.
Il mistero sulla donna più affascinante che abbia mai abitato in via Maggio, continua.
Mi stupì molto costatare di aver acquistato nei pressi di Palazzo Pitti (prima di scoprire il Palazzo e la storia di Bianca), un paio di orecchini antichi molto simili a quelli portati da Bianca in uno dei suoi ritratti.
© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati


[1] Tipo di decorazione i cui temi principali sono: sfingi, arpie, mascheroni, tralci vegetali, candelabri, figure umane e fantastiche, prospettive architettoniche, paesaggi. Il suo uso si diffonde nel Rinascimento parallelamente alla riscoperta dell’antico grazie agli innumerevoli ritrovamenti archeologici, come la Domus Aurea, il sontuoso palazzo neroniano che giaceva sepolto da secoli. I primi esploratori che scesero al suo interno ebbero l'impressione di trovarsi in una serie di grotte, per questo motivo le particolari decorazioni che vi si trovavano furono chiamate "grottesche".

venerdì 27 maggio 2011

Pisa, una grande emozione

La prima volta fu per ripicca. Avevo litigato con lui e quel giorno a Firenze ero rimasta sola. Mentre passeggiavo, squillò il cellulare. Un amico che non vedevo da tempo era appena rientrato a Pisa da un lungo viaggio di lavoro e m’invitò a cena in un ristorante sul mare, a Marina di Pisa. C’era un treno praticamente ogni ora, al ritorno mi avrebbe accompagnato in macchina.
Era il 2005 e non avevo mai visitato la città, nonostante fossi venuta in Toscana diverse volte.

Dopo cena visitai la Piazza del Duomo, conosciuta anche come Piazza dei Miracoli o Campo dei Miracoli. Anche se l’ingresso all'area non era consentito per motivi di sicurezza, gli agenti mi permisero di avvicinarmi un pochino per scattare qualche foto. I monumenti marmorei sfavillavano nel buio della notte, facendo risaltare la magnificenza della piazza, una delle più belle al mondo (patrimonio Unesco dal 1987).
La seconda volta fu per passione. Decisi di trascorrere il week-end a Pisa.  Desideravo vedere la città con calma, avevo predisposto un itinerario che comprendeva la mostra dedicata a Cimabue, presso il Museo Nazionale di S.Matteo "Cimabue a Pisa. La pittura pisana del Duecento, da Giunta a Giotto". Ho un ricordo bellissimo di quei due giorni spensierati, trascorsi da turista.
La chiesa di S.Maria della Spina mi colpì moltissimo per la sua particolare posizione sulla riva dell’Arno. In stile romanico-gotico, le arcate racchiudevano trifore e quadrifore, mentre guglie e statue di diverse dimensioni incorniciavano la facciata. Un vero capolavoro!

Scomposta e ricostruita più in alto per proteggerla dalle acque, in origine si trattava di un piccolo oratorio;  il suo nome deriva dal fatto che al suo interno fosse custodita una spina della corona di Cristo. È tuttora presente il piccolo tabernacolo dov'era riposta. 
Il tabernacolo che custodiva la spina della corona di Cristo
Pisa mi aveva decisamente conquistato!
La terza volta fu per curiosità. Ero tornata a Pisa per ritrovare amici e monumenti. Volevo curiosare e scoprire angoli inediti della città, ma il tempo gradualmente peggiorava.
Ponte di Mezzo
Di sera scoppiò un temporale, divenni triste e nervosa e rovinai un paio di bellissime scarpe finendo dentro una pozzanghera. L’indomani un bellissimo sole m’incoraggiò a passeggiare sui lungarni e per le vie della città. Dal Ponte di Mezzo, chiamato un tempo Ponte Vecchio  poiché era il più antico della città,  la Piazza del Duomo, come la prima volta, suscitò in me una grande emozione.

All'inizio della piazza, la Fontana dei Putti, con lo stemma pisano fra le due statue.
Trascorsi molte ore fotografando il meraviglioso complesso monumentale, con lo sfondo delle mura merlate... il Duomo, il Battistero e in lontananza la Torre pendente.  
 
Sicuramente non basta un’escursione di mezza giornata per affermare di conoscere Pisa, è una città che merita un soggiorno più lungo. Oltre al centro storico, interessante la gita in battello sull’Arno, la visita dei dintorni, in particolare Volterra e il parco naturale regionale di Migliarino, S.Rossore e Massaciuccoli.
Per chi non fosse ancora stato a Pisa è disponibile online una straordinaria visita virtuale della città e dei suoi monumenti.

© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati

domenica 8 maggio 2011

Racconti toscani


Sono una scrittrice e fatalmente la Toscana mi ha ispirato in più di un’occasione.Ho il piacere di presentare su queste pagine il mio primo racconto ambientato a Firenze, “Moonlightscritto per Golden Book Hotels nel 2009. I protagonisti, Bianca e Alessio, s’incontrano, si amano e si lasciano sotto il cielo vibrante del capoluogo toscano, in un crescendo di emozioni.
I vini e la natura circostante rappresentano la degna cornice della loro liaison dangereuse. In realtà è un triangolo! No, non è come pensate, leggete e scoprirete chi è l’altra.
Ancora un eBook  commissionato da Golden Book Hotels per promuovere un’importante cantina di Castagneto Carducci (Livorno), dal titolo “Viaggio sentimentale”, disponibile anche per il download su altri dispositivi quali iPad o Tablet.
Ritroverete ancora Bianca e Alessio, che dopo anni s’incontrano casualmente proprio a Castagneto. Ero un po’ dispiaciuta per la fine della loro storia d’amore e così ho creato i presupposti affinché s’incontrassero nuovamente. Fra i versi del Carducci e i vini bolgheresi, riesplode la passione mai completamente sopita. 
Denominatore comune, le note di Sting, uno dei miei artisti preferiti. Per inciso, ho scoperto che nella sua tenuta “Il Palagio” a Figline Valdarno, oltre a vendere alimenti biologici, produce un vino chiamato proprio con il nome del brano più volte citato nei due racconti, Sister Moon.
I link diretti ai racconti:
Per “Moonlight” cliccare QUI   
Per “Viaggio sentimentale” cliccare QUI
Buona lettura!
© 2011-2015 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati
Ultimo aggiornamento: 21/09/15

giovedì 28 aprile 2011

Dichiarazione d’amore

Un anno senza di te… non mi sembra vero. Eppure è trascorso quasi un anno dal quel 16 agosto 2005, l’ultimo giorno che ci siamo visti. Ti ho pensato spesso, con rammarico, amarezza, e tanta, tanta nostalgia. Il ricordo che serbo nelle profondità del mio essere è vivo e pulsante, e anche oggi, mi manchi terribilmente.
Ricordo che mi perdevo contemplando la tua bellezza e non mi stancavo mai di trovare qualcosa di nuovo ogni giorno, che accresceva la mia passione per te. Mi manca il tuo odore… mi piaceva respirarti, a lungo, a fondo, ad occhi chiusi, dall’alba al crepuscolo, senza averne mai abbastanza.
Affacciata sui ponti, in attesa dei tuoi tramonti acquerellati, per le antiche strade, in cima alle colline, adoravo essere cullata fra le tue braccia. Mi hai rapito poco a poco, lusingandomi, ma quando il possesso reciproco è stato totale, il tempo è scaduto, ho dovuto lasciarti, col cuore in frantumi. Non so se ti rivedrò mai più, ma sappi, Firenze mia, che t’ho amato e t’amerò per sempre.
© 2006-2013 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati

mercoledì 27 aprile 2011

Lucca delle meraviglie

Quel  giorno decisi che avrei preso il primo treno in partenza per una qualsiasi località toscana, che non superasse le 2 ore di viaggio. Mi recai a S.Maria Novella e alzando gli occhi sul tabellone, osservai che il primo treno utile era quello per Lucca. Chiesi conferma allo sportello e l’addetta mi segnalò che mancavano circa 10 minuti alla partenza. Prenotai anche il ritorno e saltai sul treno che in in un’ora e mezza mi condusse a Lucca.
Le alte mura rosse che delimitavano la città per oltre quattro chilometri serbavano un tesoro che non avrei dimenticato...
Alberi imponenti mi diedero il benvenuto insieme a un tiepido sole settembrino. Passeggiai senza fretta nel parco cominciando a scattare qualche foto. Superate le mura, tra scorci suggestivi, raggiunsi il centro monumentale che mi lasciò senza fiato: da piazza Napoleone (nota come piazza Grande), raggiunsi piazza San Martino, con il Duomo imponente e marmoreo in stile romanico.
Ovunque spiccavano locandine e cartelli dedicati a Giacomo Puccini, di cui ricorreva il 150° anniversario dalla nascita.
Mi addentrai nel centro storico, giungendo a Piazza S.Michele con la chiesa di S.Michele in Foro, uno degli esempi più fulgidi di architettura pisano-lucchese.
 
Un’occhiata alle boutique di via Fillungo e una sosta davanti alla chiesa di San Frediano, caratterizzata da una facciata con loggetta, sormontata da un bel mosaico bizantineggiante.
La piazza del Mercato, meglio conosciuta come piazza Anfiteatro, stupefacente per via dell’originale planimetria di forma ellittica (impossibile da fotografare interamente!), fu aperta nel 1830 nell’area dell’Anfiteatro romano.


Per concludere la mia escursione in bellezza, non potevo mancare l’ascensione alla torre Guinigi.  Alta 45 metri, sorgeva in una stradina stretta e buia ed è rinomata per il suo piccolo giardino pensile e i cinque lecci che si slanciano verso il cielo.

Salii senza indugio 25 rampe di scale, per complessivi 225 gradini, ma ne valse la pena, la vista sulla città era sensazionale!

Se al mattino mi ero appassionata, al pomeriggio mi ero innamorata…  
A malincuore tornai in stazione per rientrare a Firenze, in sei ore avevo cercato di visitare i luoghi e i monumenti più rappresentativi, ma Lucca meritava qualche giorno, non ore… promisi a me stessa che sarei tornata.
Un itinerario simile a quello descritto, indubbiamente più completo,  è disponibile cliccando qui

© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati

martedì 26 aprile 2011

Folon, tra sogno e poesia


Vorrei  condividere con voi una delle mostre più belle visitate a Firenze e ambientata in buona parte en plein air. Autore l'artista belga Jean Michel Folon (1934-2005) tornato a Firenze nel 2005 con la più grande e importante mostra antologica mai realizzata in Italia. Circa trecento le opere esposte nelle sedi più prestigiose e significative della città: la Sala d'Arme di Palazzo Vecchio e Forte di Belvedere. La sua prima mostra nel capoluogo toscano risale al 1995, quando espose al Museo Marino Marini un consistente numero di opere.
Il rapporto di Folon con Firenze e la Toscana iniziò negli anni Cinquanta quando appena ventenne girava per la regione in autostop.
Il cuore della mostra al Forte, ideata dallo stesso artista, fu costituito dalle sculture, volte alla luce, all'aria, allo spazio. L’idea della rassegna era quella di sottolineare il dialogo fra uomo e ambiente, bellezza e natura, arte e fantasia. Folon affermava che "Toutes mes sculptures regardent le ciel, c'est une façon de mettre le ciel dans la sculpture". E le ciel,  è il cielo di Forte Belvedere.
Il giorno che salii al Forte, era celeste, di quella sfumatura acquerellata, cerulea,  che sarebbe piaciuta a Lui. Le foto che scattai non rendono giustizia alla bellezza delle opere e alla superba scenografia naturale. Fu una grande emozione trascorrere un'intera giornata fra arte, sogno e poesia. Un giorno indimenticabile, quel 10 giugno del 2005...
 
Negli ampi spazi esterni del Forte furono collocate una quarantina di sculture in bronzo, pietra e marmo, di grandi dimensioni.
Rimasi incantata ammirando le grandi figure surreali che si stagliavano contro il cielo, immerse nella città adagiata in basso. 

Fra le sculture già note a livello internazionale: OiseauxTotem, l’Homme volant , l’imponente Allés des Pensées, un insieme di ben 14 sculture a grandezza naturale, le grandi fontane come La Peche miraculeuse e Fil du Temps. Altre opere come  Evasion, Le Temps, L’Envol, la Fontaine des Poissons, furono realizzate da Folon proprio per la mostra, da lui pensata come "L'exposition plus importante da ma vie!"
  
 
 
 
Nelle dieci sale della palazzina di Forte Belvedere fu creato un suggestivo percorso con i soggetti preferiti da Folon, rappresentati dai sculture, acquerelli, installazione di sculture in bronzo, ceramiche, arazzi. In una saletta venne proiettato un interessante filmato dedicato all'artista.
La Sala d'Arme di Palazzo Vecchio ospitava invece una selezione di circa trenta acquerelli tra i più importanti del suo percorso artistico, alcune sculture e un omaggio a Federico Fellini, conosciuto nel 1975 sul set del film Casanova. La visitai nel pomeriggio, quando a malincuore lasciai il Forte Belvedere...

Folon donò alla città di Firenze le fontane La Pluie e L’homme de la paix (collocata alla Fortezza da Basso), il bronzo Le Chemin (ubicata presso la sala arrivi dell’aeroporto).
L'artista morì un mese dopo la fine della mostra, il 20 ottobre 2005, ma la sua magia è ancora viva.
Visitate la Fondation Folon o meglio, recatevi personalmente, si trova a 20 minuti da Bruxelles, presso il Castello de La Hulpe 
Ecco i link sulle mostre di Lucca e Firenze:
10 maggio-22 giugno 2003

Jean Michel Folon a Firenze, Forte di Belvedere e Sala d'Arme di Palazzo Vecchio
12 maggio - 18 settembre 2005


© 2011 Mirella Puccio  - Tutti i diritti riservati