Ero passata diverse volte da quella grande piazza e mi ero
documentata sulla storia dell’Ospedale, ripromettendomi
di visitarlo, anche perché comprendeva una chiesa e un museo. In realtà si
trattava di un'antica struttura destinata al ricovero degli orfanelli e
delle ragazze madri, sorto su progetto di Filippo
Brunelleschi nel 1421.
L’istituto fondato e gestito dall'Arte della Seta, “uffizio”
incaricato dalla Repubblica fiorentina per la cura dei trovatelli, costituì il primo brefotrofio in Europa.
In seguito all'alluvione del 1966, venne interamente ristrutturato.
Mi piacevano il portico esterno, con le sue nove arcate a tutto sesto, i
balconcini fioriti, i tondi in terracotta invetriata bianca e azzurra aggiunti
successivamente da Andrea della Robbia che raffiguravano un neonato in fasce,
divenuto poi il simbolo dello Spedale.
Non avrei mai pensato di sgomitare per transitare, né
di trovare pane, spezie, pizzi, frutta e verdura. Il banco del peperoncino
attirò la mia attenzione. Mi avvicinai per curiosare, ce n’era di ogni forma e
colore, appeso o adagiato in cestini e mentre mi apprestavo a sceglierlo,
un uomo, alle mie spalle, disse: «Fossi in lei, sceglierei quello, è il
migliore».
Mi girai e a quella voce bassa,
suadente, corrispose un volto interessante. Lo guardai e lui aggiunse:
«Mi permetta di regalarglielo» e prima che potessi protestare, il
ragazzo dietro al banco aveva già confezionato un pacchetto.
«Lo prenda, è un piccolo omaggio
alla sua bellezza».
«Grazie, ma non avevo mai ricevuto un regalo simile e per
giunta da uno sconosciuto… mi sfugge qualcosa… c’è forse un significato
recondito?».
«Certo che sì… », ribatté lo
sconosciuto.
©2013 Mirella Puccio ~Tutti i diritti riservati
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